Italiens Kriegserklärung an Frankreich und Großbritannien
Italiens Kriegserklärung an Frankreich und Großbritannien war die Kriegserklärung des faschistischen Italien an die Alliierten während des Zweiten Weltkriegs. Sie erfolgte publikumswirksam am 10. Juni 1940 durch den italienischen faschistischen Diktator Benito Mussolini (1883–1945), den Führer der Nationalen Faschistischen Partei (Partito Nazionale Fascista, PNF) vom Balkon seines Regierungssitzes im Palazzo Venezia an der Piazza Venezia in Rom aus. Die Kriegserklärung war zum Zeitpunkt der Rede Mussolinis den Botschaftern Großbritanniens und Frankreichs bereits überreicht worden.
Vorgeschichte
Die Kriegserklärung erfolgte in der Endphase des deutschen Frankreichfeldzugs angesichts der außergewöhnlich schnellen und unerwarteten Erfolge der Wehrmacht seit dem 10. Mai 1940, als diese den Westfeldzug begann. Der "Führer" (Adolf Hitler) und das damals siegreiche Deutschland werden in der Rede ausführlich thematisiert. Mussolini glaubte, die deutschen Erfolge unmittelbar für eigene territoriale Vorteile nutzen zu können.
Verlauf
Am späteren Nachmittag des 10. Juni hatte Graf Galeazzo Ciano (1903–1944), der italienische Außenminister (und Schwiegersohn Mussolinis), zunächst den französischen Botschafter André François-Poncet (um 16:30 Uhr) und kurz darauf den englischen Botschafter Percy Loraine (um 16:45 Uhr) in den Palazzo Chigi empfangen, um die offizielle Kriegserklärung zu übergeben, worin es hieß:
“Sua Maestà il Re e Imperatore dichiara che l'Italia si considera in stato di guerra con la Francia [con la Gran Bretagna - n.d.r.] a partire da domani 11 giugno.”
„Seine Majestät der König und Kaiser erklärt, dass sich Italien ab morgen, dem 11. Juni, als im Kriegszustand mit Frankreich [und mit Großbritannien – Anm. d. Ü.] befindlich betrachtet.“[1]
Mussolini hielt seine Rede abends um 18:00 Uhr in der Uniform des Primo Caporale Onorario (Erster Ehrenkorporal) der faschistischen Miliz der Schwarzhemden vor einer auf der Piazza Venezia versammelten begeisterten riesigen Menschenmenge.[2] Sie wurde vom staatlichen italienischen Radiosender Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) auch in allen größeren italienischen Städte (Mailand, Palermo, Turin, Bari, Bologna, Genua, Venedig, Neapel usw.) ausgestrahlt, mit speziellen, bereits am Nachmittag eingerichteten Lautsprechern.[3]
Die Proklamation des italienischen Königs Vittorio Emanuele folgte am nächsten Tag (Rom, 11. Juni).[4]
Reaktionen
Nach der Kriegserklärung hatte Hitler sofort zwei Solidaritäts-Telegramme geschickt, eines adressiert an den italienischen König, das andere an Mussolini.[5] Die Zuständigen haben die Telegramme offenbar in einem sehr fehlerhaften Italienisch verfasst.
Eine Reaktion des britischen Premierministers Churchill zur Kriegserklärung erfolgte einige Monate später ins Mikrofon von Radio London in einem Aufruf an das italienische Volk:
“There lies the tragedy of Italian history and there stands the criminal who has wrought the deed of folly and of shame.”
„Das ist die Tragödie der italienischen Geschichte. Und dies ist der Verbrecher, der diese Taten der Torheit und Schande schmiedete.“[6]
Die italienische Presse brachte die Nachricht mit großem Getöse und Aufmachern in Großbuchstaben heraus, worin begeistert Zitate aus der Rede verwendet und die vollständige Einwilligung zu den getroffenen Entscheidungen demonstriert wurden:
- Corriere della sera: Folgorante annunzio del Duce ("Blendende Ankündigung des Duce").
- Il Popolo d’Italia: POPOLO ITALIANO CORRI ALLE ARMI! ("ITALIENISCHES VOLK, GREIF ZU DEN WAFFEN!").
- Il resto del Carlino: Viva il Duce Fondatore dell’Impero GUERRA FASCISTA ("Es lebe der Duce, der Gründer des Reiches FASCHISTISCHER KRIEG").
- Il Gazzettino: Il Duce chiama il popolo alle armi per spezzare le catene del Mare nostro ("Der Duce ruft das Volk zu den Waffen, um die Ketten unseres Meeres zu sprengen").
- L’Italia: I dadi sono gettati L’ITALIA È IN GUERRA ("Die Würfel sind gefallen ITALIEN IST IM KRIEG").
- La Stampa, Il Duce ha parlato ("Der Duce hat gesprochen").[3]
Eine einzige kritische Stimme – neben denen der illegalen Zeitungen – erhob die Zeitung Osservatore Romano (Der Römische Beobachter), die amtliche Tageszeitung des Apostolischen Stuhls, die in ihrer kritischen Reaktion von einem „geblendeten“ Duce («E il duce (abbagliato) salì sul treno in corsa.»[3]) sprach.[7] Der Titel wurde vom italienischen Führer mit Bestürzung aufgenommen, so dass Roberto Farinacci, der Generalsekretär der PNF, in einem Kommentar zur Presse sagte: «Bene, bene. La Chiesa è stata la costante nemica dell’Italia»[3] (Gut, gut. Die Kirche war stets der Feind Italiens).
Text der Rede Mussolinis
Combattenti di terra, di mare, dell’aria.
Camicie nere della rivoluzione e delle legioni.
Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania.
Ascoltate!
Un'ora, segnata dal destino, batte nel cielo della nostra patria.
L'ora delle decisioni irrevocabili.
La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste parole: frasi, promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue Stati.
La nostra coscienza è assolutamente tranquilla.
Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate.
Bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.
Oramai tutto ciò appartiene al passato.
Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Oceano.
Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione.
È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra.
È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto.
È la lotta tra due secoli e due idee.
Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare nel conflitto altri popoli con essa confinanti per mare o per terra: Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
Italiani!
In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo.
Questo abbiamo fatto con la Germania, col suo popolo, con le sue vittoriose Forze Armate.
In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del re imperatore [la moltitudine prorompe in grandi acclamazioni all'indirizzo di Casa Savoia], che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania alleata.
L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai.
La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti.
Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere!
E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.
Popolo italiano!
Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!
„Kämpfer zu Lande, zur See, in der Luft!
Schwarzhemden der Revolution und der Legionen!
Männer und Frauen aus Italien, des Kaiserreiches und des Königreichs Albanien!
Hört!
Eine vom Schicksal bestimmte Stunde hat unserem Vaterland geschlagen.
Die Stunde der unwiderruflichen Entscheidungen.
Die Kriegserklärung wurde bereits den Botschaftern Großbritanniens und Frankreichs überreicht.
Wir ziehen ins Feld gegen die plutokratischen und reaktionären Demokratien des Westens, die zu allen Zeiten den Vormarsch des italienischen Volkes behindert und oft seine Existenz selbst bedroht haben.
Einige Jahrzehnte der jüngsten Geschichte lassen sich mit diesen Worten zusammenfassen:
Phrasen, Versprechungen, Drohungen, Erpressung, und, am Ende, als Krönung des Ganzen, die berüchtigte Einkreisung durch die Gesellschaft von zweiundfünfzig Staaten.
Unser Gewissen ist absolut ruhig.
Mit Euch ist die ganze Welt Zeuge, dass das Italien des Liktorenbündels alles Menschenmögliche getan hat, den Sturm zu vermeiden, der Europa aufwühlt; aber alles war vergebens.
Es wäre genug gewesen, die Verträge zu überarbeiten, um sie den sich verändernden Lebensbedürfnissen der Völker anzupassen und sie nicht als immaterielle Werte für die Ewigkeit zu betrachten; es war aber nicht genug, die törichte Politik der Garantien zu beginnen, die offensichtlich eindeutig besonders tödlich für diejenigen war, die sie angenommen haben.
Es war nicht genug, den Vorschlag abzulehnen, den der Führer am 6. Oktober vergangenen Jahres nach dem Ende des Polenfeldzug machte.
Jetzt gehört all dies der Vergangenheit an.
Wenn wir heute entschlossen sind, die Risiken und Opfer eines Krieges in Kauf zu nehmen, dann deshalb, weil die Ehre, die Interessen, die Zukunft uns dies zwingend aufdiktieren, da ein großes Volk wirklich nur ein solches ist, wenn es seine Verpflichtungen für heilig hält, und wenn es den höchsten Prüfungen nicht ausweicht, die den Lauf der Geschichte bestimmen.
Wir greifen zu den Waffen, nachdem wir das Problem unserer Grenzen auf dem Festland gelöst haben, um das Problem unserer Seegrenzen zu lösen; wir wollen die territorialen und militärischen Ketten zu sprengen, die uns in unserem Meer ersticken, denn ein Volk von fünfundvierzig Millionen Seelen ist nicht wirklich frei, wenn es keinen freien Zugang zum Ozean hat.
Dieser gigantische Kampf ist nichts anderes als eine Phase in der logischen Entwicklung unserer Revolution.
Es ist der Kampf der armen Völker gegen die Aushungerer, die ein Monopol allen Reichtums und allen Goldes der Erde haben.
Es ist der Kampf der Völker und fruchtbaren Jugend gegen die unfruchtbaren, sich auf ihren Untergang zubewegenden Völker.
Es ist der Kampf zweier Zeitalter und zweier Weltanschauungen.
Nun, da die Würfel gefallen sind, und unser Wille die Brücken hinter uns abgebrochen hat, erkläre ich feierlich, dass Italien nicht die Absicht hat, andere Völkern angrenzender Staaten zur See oder auf dem Land in den Konflikt hineinzuziehen: die Schweiz, Jugoslawien, Griechenland, die Türkei, Ägypten mögen diese meine Worte zur Kenntnis nehmen, und es hängt von ihnen ab, und nur von ihnen, ob sie sie bestätigen wollen oder nicht.
Italiener!
In einer denkwürdigen Versammlung, die in Berlin stattfand, sagte ich, dass nach den Gesetzen der faschistischen Moral, wenn jemand einen Freund hat, er mit ihm bis ans Ende marschiert. Das taten wir mit Deutschland, mit seinem Volk, mit seinen siegreichen Streitkräften.
Am Vorabend eines Jahrhundertereignisses richten wir unsere Gedanken an Seine Majestät, den König und Kaiser [die Menge bricht in großen Jubel für das Haus Savoyen aus], die wie immer die Seele des Vaterlandes verstanden hat. Und wir begrüßen mit unseren Stimmen den Führer, den Kopf des großen Verbündeten Deutschland.
Proletarier und Faschisten Italiens erheben sich bereits zum dritten Mal, stark, stolz und vereint wie nie zuvor.
Die Parole ist eine einzige, kategorisch und herausfordernd für alle.
Sie verbreitete sich und erobert die Herzen von den Alpen bis zum Indischen Ozean: Sieg!
Und wir werden gewinnen, um Italien, Europa und der Welt endgültig eine lange Zeit des Friedens und der Gerechtigkeit zu geben.
Italienisches Volk!
Ergreife die Waffen, und zeige Deine Härte, Deinen Mut und Deine Tapferkeit!“[8]
Siehe auch
- Kriegserklärung Deutschlands und Italiens an die Vereinigten Staaten (11. Dezember 1941)
- Italienische Rassengesetze (it.: Leggi razziali)
Literatur
- Italiens Kriegserklärung an Frankreich und England. (PDF) In: Liechtensteiner Volksblatt, Vaduz, Donnerstag, 13. Juni 1940, 74. Jahrgang / Nr. 66; eliechtensteinensia.li (Wiedergabe der Rede in deutscher Übersetzung, mit Auslassung einer deutschlandbezogenen Passage).
- Simonetta Fiori: Mussolini e il 10 giugno del 1940: il discorso che cambiò la storia d’Italia (Mussolini und der 10. Juni 1940: die Rede, die die Geschichte Italiens veränderte). In: Repubblica, 10. Juni 2014.
- Robert Werner: Geschichte? Nee – oder? Ich will’s jetzt – wissen – Buch für junge Leute. 2014 (Online-Teilansicht)
Weblinks
- Youtube-Videos (a, b) (Rede Mussolinis vom Balkon seines Regierungssitzes im Palazzo Venezia)
- Duce’s Fateful Declaration: “Italy has tried vainly for peace”. (englischsprachige Zeitungsmeldung der Zeit)
- Mussolini: Speech of the 10 June 1940, Declaration of War on France and England (englische Übersetzung der Rede)
- Vincere e vinceremo (italienischer Text mit Fragen zur Geschichte und Bildmaterial der Zeit)
- Sven Felix Kellerhoff: Mussolini – vom Vorbild Hitlers zum Bettvorleger. Welt Online
Einzelnachweise und Fußnoten
- La dichiarazione formale di guerra. alieuomini.it; abgerufen am 28. Februar 2017.
- In der Rhetorik der Zeit wird die riesige Menschenmenge als folla oceanica („ozeanische Masse“) bezeichnet
- Luciano Di Pietrantonio, 10 giugno 1940: l’Italia dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna, abitarearoma.net, 9. Juni 2013.
- vgl. eliechtensteinensia.li (a (PDF) b) (PDF) abgerufen am 28. Februar 2017.
- La Dichiarazione di Guerra di Mussolini - storiaxxisecolo.it (abgerufen am 28. Februar 2017).
- Ausschnitt aus: “A Call to the Italian People.” A Broadcast from London. December 23, 1940. In: Sir Winston S. Churchill: The Unrelenting Struggle. 2013 (Online-Teilansicht) - Simonetta Fiori zufolge “Un giudizio storico che sarà difficile smentire.” (repubblica.it) ("Ein historisches Urteil, das nur schwer zu widerlegen ist.")
- vgl. vatican.va: E il duce (abbagliato) salì sul treno in corsa (Roberto Pertici)
- Italia - 10 giugno 1940, Annuncio della dichiarazione di guerra. Wikisource.